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“… Pietre sul cammino? Le custodisco tutte, un giorno ci costruirò un castello…” (Fernando Pessoa)

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Betty Gilmore

Betty Gilmore

È nata in Oklahoma negli Stati Uniti e cresciuta a Los Angeles; ha frequentato l’Università di California a Los Angeles, laureandosi in Latin American Studies; ha quindi studiato musica a Los Angeles e voce a Madrid con Sofia Noel, studiosa e cantante di musica ebraica ed araba.
Di seguito ha vissuto per anni in Costa Rica facendo volontariato come insegnante e organizzando eventi artistici e in Spagna interessandosi alla musica popolare e alla poesia di lingua spagnola.
Dopo questo lungo percorso musicale, ha scelto di approfondire le radici della musica Afroamericana del jazz e del blues, combinando la musica con la poesia. In Italia, a Milano, dove ormai vive da numerosi anni, ha fatto parte del complesso Gilmore&Plexus e ha cantato con numerosi musicisti di jazz e di blues.
È inoltre autrice di articoli e racconti pubblicati in italiano e in inglese.

 
Pubblicazioni

Bitter Pill, (ed. Cox 18) insieme cd con musica di Steve Piccolo (1998, presentato in concerto in tutta Italia;

Beauty Secrets (Catalogo Judy Chicago, Los Angeles 1982)

“Blues per bambini” (“Dalla parte del Torto”, Parma, 1996)

The dress” (poesie) pp. 122, 123,123 – Femminist Review;

Periferie del Mondo, Punto Rosso, Ed. Primo premio: Concorso di Scrittura Fiorella Ghilardotti, 2015.


 

 
Gabriella Gandola

Gabriella Gandola

Nata a Milano, ha lavorato per decenni nel settore della comunicazione e dei media, occupandosi prevalentemente di Pubblicità Esterna e del Marketing applicato ai mezzi pubblicitari.

Parallelamente, seguendo proprie particolari attitudini personali, ha effettuato un percorso di studio, formazione e ricerca nel campo delle tecniche olistiche, energetiche e spirituali.

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L’operaia che amava la sua fabbrica

diMaria Pia Trevisan

 

La Memoria del Mondo Libreria Editrice-Magenta (MI), Aprile 2010

pp.161, 14,50 Euro

 

Recensione al libro

di Luisa Fressoia

 

Un libro autobiografico che racconta il proprio lavoro svolto in fabbrica. Una prima assunzione in una piccola calzoleria attraverso cui l’autrice ci rende, con poche e chiare immagini, l’ambiente fisico e l’atmosfera della vita in fabbrica.

… Disposte lungo una parete laterale, illuminata da grandi finestre rettangolari, cinque donne sedute davanti alle macchine rifilatrici, procedevano all’eliminazione della sbavatura delle suole di gomma. Di tutte loro, a più di mezzo secolo di distanza, ricordo ancora i nomi: Anna, Emi, Giovanna, Elsa, Graziella, Angela e Tina ...

Seguono gli eventi vissuti alla Mivar, negli anni Sessanta e Settanta grande azienda produttrice di televisori ad Abbiategrasso, e con essi Maria Pia Trevisan ( ha iniziato a lavorare a quindici anni come apprendista operaia, di seguito presso l'industria metalmeccanica per 22 anni, impegnata in politica e nel sindacato; per cinque volte è stata in Consiglio Comunale di Abbiategrasso) ci narra la sua storia e quella di uomini e donne che hanno prestato la propria opera nel mondo produttivo del nostro Paese.

La Mivar non fu però solo guerra. Nonostante l’attività persecutoria e discriminatoria attuata dall’azienda nei confronti di tutti gli attivisti sindacali, riuscimmo a prenderci anche notevoli spazi di iniziativa politica e culturale. Due di noi, Carlo (non quello a cui avevano rotto il setto nasale, un altro Carlo, anch’esso membro della commissione interna) ed io fummo eletti nel mese di maggio del 1970 consiglieri comunali del Comune di Abbiategrasso. Subito dopo ci fu l’elezione del primo Consiglio di fabbrica. Mi proposero di candidarmi. Tra i nove eletti nell’esecutivo ci fui anch’io. Sempre nel corso di quello stesso anno mi elessero nel Comitato federale del Pci milanese, quale rappresentante di una delle fabbriche più significative del territorio abbiatense ... La mia palestra di vita si allargò a dismisura. I corsi sindacali e di partito, i convegni, i seminari, le conferenze e i congressi a cui partecipavo, divennero la mia Università, quella che avevo da sempre desiderato frequentare. Da quella scuola, trassi insegnamenti che mi permisero di leggere la realtà con occhi più consapevoli e che, contemporaneamente, mi diedero la forza per affrontare le nuove responsabilità che mi ero assunta ... A me pareva di riuscire, così, a riversare anche sui miei figli la ricchezza di quelle esperienze. I sensi di colpa per le mie frequenti assenze trovarono spesso compensazione nella pienezza del nostro rapporto, nella voglia di vivere tutta nuova che rendeva il nostro quotidiano persino "speciale". Io mi sentivo cambiata. Non ero più una madre frustrata. Ero una madre più forte. Ero una donna più forte.

Un universo, quello dell'azienda, con le sue ingiustizie, le contraddizioni, la fatica, le lotte sindacali, ma anche un microcosmo da cui ci raggiungono risa, chiacchiere, scherzi, forme di solidarietà e di impegno, insieme ad una leggerezza del vivere sapiente, carica di umanità. Una realtà corale in cui padrone, operai, impiegati, sindacalisti sembrano muoversi ciascuno con un proprio compito segnato da un profondo senso di appartenenza; quella realtà in cui Maria Pia, con la sua narrazione fluida e misurata, ci permette ogni volta di entrare, per conoscerla e quasi farne parte. I personaggi del libro sembrano oltrepassare la cortina rappresentata dal duro e lungo lavoro quotidiano e farsi soggetti liberi che si incontrano e si riconoscono, costruiscono un proprio spazio vitale e trovano la forza di emanciparsi, sentendosi parte integrante e protagonisti della Storia e della vita dell’umanità intera.

 

 

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Perché scegliere l’autobiografia? 

Raccontare storie  vuol dire interpretare il mondo. Riscrivere la propria storia ci immette nella vita delle relazioni con gli altri, ci dona il piacere profondo di dare senso alla nostra vita, ci forma.
Il metodo autobiografico è pensato per offrire alle persone un momento per dedicarsi a sé, attraverso un ascolto rivolto anche agli altri.
Esso realizza un duplice progetto formativo: una ricerca centrata sul sé e allo stesso tempo un percorso di apprendimento intellettuale.

Come fare?

Il lavoro con il metodo autobiografico consta generalmente di un numero di incontri che varia dai 3 ai 7.
Nel corso degli incontri ciascun soggetto, attraverso la narrazione di sé,  sviluppa una “auto-conoscenza” che diviene “presa di coscienza”.
L’ascolto del racconto della propria e altrui storia si fa esperienza che “migliora la capacità e la propensione della persona all’auto-riflessione, alla comprensione dei propri processi cognitivi, al riconoscimento dell’altro, all’ascolto non-giudicante, all’attenzione critica”(L. Formenti, 2002).
L’autobiografia, infine, ha il potere di dar voce alla vita quotidiana delle persone. Essa è rivolta a tutti coloro che desiderano dedicarsi alla cura di sé entrando in dialogo con la propria interiorità, guardandosi nella relazione con gli altri; proprio nell’atto di raccontare di noi stessi è agli altri che ci rivolgiamo e nella dimensione dell’incontro con l’Altro diverso da sé la nostra vita acquista un nuovo senso e una nuova progettualità.
L’autobiografia ci riappacifica con noi stessi e con il mondo.

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La  Biblioteca Interculturale favorisce lo sviluppo di una prospettiva interculturale nella scuola, nel quartiere o nella città in cui si vive, coinvolge gli insegnanti, i bambini e i genitori per mettersi in gioco nell’incontro tra diversità.

La Biblioteca Interculturale privilegia testi e materiali didattici particolarmente interattivi, che consentono ai bambini di essere protagonisti della didattica; allo stesso tempo offre preziosi strumenti agli insegnanti per rileggere in una chiave interculturale gli ambiti disciplinari e la stessa programmazione didattico-educativa.

La  Biblioteca Interculturale stimola la conoscenza, apre la mente ad orizzonti più vasti e favorisce il dialogo tra persone che hanno maturato esperienze, prospettive, posizioni, opinioni, pensieri diversi.


Contribuisce allo sviluppo della dimensione di accoglienza e alla costruzione di una cultura di pace.

La storia
La Biblioteca Interculturale è stata costruita nella scuola di via Vigevano a Milano a partire dal 1995 nell’ambito del progetto di sperimentazione ministeriale di Animazione culturale e integrazione scolastica degli alunni stranieri con il sostegno del Consiglio di Zona 5, al fine di sostenere la ricerca didattica a carattere interculturale.
 
I materiali librari e multimediali acquistati, strutturati in specifiche sezioni, hanno permesso una rilettura degli ambiti disciplinari e la realizzazione di percorsi didattici con i bambini delle classi in una prospettiva di dialogo tra culture.

Una Biblioteca Interculturale è stata costruita negli anni 2000-2008 nella scuola dell’ICS di via Heine di Milano, nell’ambito del progetto pedagogico e didattico d’Istituto. La Biblioteca Interculturale si è articolata sulla base delle esigenze della scuola dell’Infanzia, delle due scuole elementari e della scuola media inferiore frequentate da bambini che provengono dalle più diverse nazionalità.

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“Lo straniero ci abita: è la faccia nascosta della nostra identità, lo spazio che rovina la nostra dimora, il tempo in cui sprofondano l’intesa e la simpatia (…). Lo straniero che fu il nemico nelle società primitive, può scomparire nelle società moderne? ”
(Julia Kristeva, 1990)


La pedagogia interculturale ha come oggetto di studio le relazioni con l’Altro nella loro dimensione umana, psichica, sociale e culturale.  Essa si occupa dell’incontro con l’altro e offre strategie per favorire una relazione positiva con chi è diverso da sé.

Fare intercultura significa mettere al centro delle attività educative la relazione tra soggetti di diverse cultura, provenienza, attitudini, religione, modi di vita.

Si tratta di un lavoro molto concreto, alla cui base è l’ascolto sincero e pieno del mondo che ciascuno porta con sé, nella sua specificità e nella sua quotidianità, al fine di valorizzarne la personalità e arricchirne lo sviluppo.

Nell’ambito scolastico fare intercultura significa rivisitare le diverse discipline e animare la didattica in un’ottica di dialogo tra culture.

In che cosa consiste un intervento educativo a carattere interculturale?

La proposta educativa di Luisa Fressoia offre la possibilità di sperimentare l’incontro con diversi aspetti della cultura (fiabe dal mondo, quadri di civiltà, forme d’arte, giochi, cibi, eccetera), ma anche l’incontro tra differenti generazioni, generi e professioni di fede.

Il metodo che privilegia è improntato al dialogo e alla reciprocità, al riconoscimento di ciò che ci differenzia e alla valorizzazione di ciò che ci accomuna.

L’utilizzo di materiali didattici mirati (vedi progetto Biblioteca Interculturale) facilita il confronto tra le diversità presenti nella vita complessa delle nostre città, potenziando le capacità cognitive e socio-affettive, la curiosità e la creatività di bambini e adulti.


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Laura Ghirlandetti

È laureata con lode in Scienze dei beni culturali alla Cattolica di Milano (curriculum teatrale e contemporaneo). Ha iniziato a fare teatro nel 2004 in università e ha proseguito seguendo laboratori di recitazione, drammaturgia e regia (tra i suoi insegnanti: Laura Curino, Cristian Ceresoli, Domenico Castaldo, Raul Iaiza, Serena Sinigaglia, Stefano Massini, Gigi Gherzi, Gabriele Vacis).

Ha tenuto laboratori teatrali settimanali sul tema dell’intercultura nelle scuole primarie milanesi in collaborazione con l’Ong “Fratelli dell’Uomo”.

Nel 2010 ha frequentato la scuola del Litta con l'allora direttore Carmelo Rifici.

Attualmente sta terminando il corso di perfezionamento di Teatro Sociale sempre alla Cattolica di Milano e svolge il proprio tirocinio con l'associazione Ambulatorio d'Arte Vanghè.

Con la sua compagnia Miranda Teatro prosegue un'attività di ricerca teatrale, concentrandosi soprattutto sul concetto di teatro di comunità e sull'interpretazione di un territorio attraverso azioni di performatività urbana.

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Marina Guaschi

 

E’ nata a Milano, dove vive e lavora come docente di lettere nella scuola media.

Ha partecipato ad attività didattiche laboratoriali sul portale scolastico europeo e a progetti editoriali elaborando percorsi didattici in materia letteraria per testi scolastici.

E’ un’appassionata di letteratura.

Utilizza le metodologie narrativo-autobiografiche nel lavoro in classe; promuove progetti educativi che si avvalgono delle metodologie autobiografiche arricchendo il Piano dell’Offerta Formativa della Scuola. Si è inoltre dedicata alla scrittura autobiografica scrivendo Il filo rosa nell’ambito del volume pubblicato nel dicembre 2013 La coda della cometa. Donne di Milano. Storie degli anni Sessanta e Settanta.

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Luisa Fressoia

Presidente

“Abbiamo imparato a volare nei cieli come uccelli e solcare i mari come pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice azione di camminare sulla terra come fratelli.”
M.L. King

Luisa Fressoia è nata a Perugia e vive a Milano.

Svolge attività come libera professionista in qualità di pedagogista occupandosi di educazione alla differenza.

E’ stata Supervisore nella formazione degli insegnanti presso L’università Bicocca di Milano – Scienze della Formazione primaria. Ha insegnato Pedagogia e Didattica interculturali all’Istituto Teologico di Assisi (ISSRA). Oggi svolge attività di ricerca in campo pedagogico e didattico collaborando con diverse Università ed Enti territoriali. Progetta e conduce percorsi formativi che affrontano problematiche legate all’identità sessuale e di genere, inoltre a contesti a carattere multiculturale (Pedagogia e didattica interculturali), miranti al riconoscimento e alla valorizzazione delle differenze personali e culturali, e all’accoglienza e all’integrazione degli alunni e delle famiglie straniere nella scuola.

Al fine di sviluppare una prospettiva di dialogo tra le persone che esprimono appartenenze culturali diverse,  ha creato all’interno di più contesti scolastici la Biblioteca interculturale, intesa e utilizzata quale strumento conoscitivo, ludico e interattivo per animare la didattica nella scuola e nel territorio.

Nei suoi interventi di accompagnamento pedagogico utilizza lemetodologie narrativo-autobiografiche , la cui efficacia si esprime particolarmente nel piacere di raccontare la propria esperienza di vita e  offrendo l’opportunità di sperimentare le dimensioni della cura di sé e degli altri.

Collaboracon la LUA (Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari) sin dalla sua nascita.

È presidente dell’associazione Autobiografia RAM (Ricerca Autobiografica Milano).


 

Luisa Fressoia - Pedagogista

Cell. +39 349 3203713

Sito web: www.luisafressoia.it

E-mail:Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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